Dopo gli ultimi sviluppi, consigliamo la lettura di questo articolo tratto da Avvenire di giovedì 24 giugno 2021.
Dopo la nota della Santa Sede, le parole del premier: laicità non è indifferenza alla religione, ma tutela del pluralismo. Il centrodestra pensa alla sospensione, ma M5s,Pd, Leu e Iv pronti al voto
Atteso per tutto il giorno, in sede di replica al Senato sulle comunicazioni in vista del Consiglio Europeo di giovedì e venerdì Mario Draghi alla fine ha detto la sua sull’argomento del giorno: il ddl Zan.
All’indomani della “nota verbale” in cui la Santa Sede segnala alcuni seri rischi per la libertà d’espressione sollevati dal testo del ddl Zan, c’era suspence nel mondo politico per le parole del presidente del Consiglio.
Ed eccole: «Senza voler entrare nel merito della questione, rispetto agli ultimi sviluppi voglio dire che il nostro è uno Stato laico, non è uno Stato confessionale. Quindi il Parlamento è certamente libero di discutere», sono state le prime parole del premier rispetto alla discussione del testo contro l’omofobia.
Draghi ha ricordato che, davanti a qualsiasi progetto di legge, «il nostro ordinamento contiene tutte le garanzie per rispettare i principi costituzionali e gli impegni internazionali, tra cui il Concordato. Ci sono i controlli di costituzionalità preventivi nelle competenti commissioni parlamentari, e poi ci sono i controlli successivi nella Corte costituzionale».
Infine, dopo aver citato una sentenza della Consulta del 1989 in base alla quale «la laicità non è indifferenza dello Stato rispetto al fenomeno religioso, è tutela del pluralismo e delle diversità culturali», il capo del governo ha concluso che «questo è il momento del Parlamento, non è il momento del governo».
La discussione tra le opposte fazioni, intanto, resta accesa: da una parte i sostenitori del “ddl Zan così com’è”, dall’altro il fronte contrapposto di centro-destra determinato a chiedere modifiche al testo per bypassare le criticità non solo sulla libertà d’espressione, ma anche sulla definizione di identità di genere e sulla Giornata nazionale contro l’omofobia e la transfobia. (Vedi intervista a Ostellari)
Pd, M5S, Leu e Iv sarebbero pronti ad andare avanti, chiedendo la calendarizzazione in aula al Senato del ddl Zan nella capigruppo che si è tenuta al termine dei lavori sulle comunicazioni del premier Mario Draghi. Di segno opposto la richiesta di Fratelli d’Italia e Lega, con il presidente della Commissione Giustizia, il leghista Ostellari, intenzionato a chiedere la sospensione della discussione del ddl. Alla fine non si è trovato l’accordo e la calendarizzazione in aula sarà rivotata il 6 luglio per approdare alle discussione dopo il 13.
Più chiara in serata la posizione del Pd, partito a cui appartiene il deputato Alessandro Zan, che firma il testo di legge. II segretario Enrico Letta, dopo una prima disponibilità al dialogo, è sembrato ripensarci: “Sul ddl Zan non mi sembra che siano state portate argomentazioni convincenti quindi non cambio idea”. E ancora: “Il rispetto per la Santa Sede non può significare indietreggiare rispetto a una legge di civiltà”
La presa di posizione più aspra si registra in mattinata da parte del presidente della Camera Roberto Fico, che alle obiezioni della Santa Sede, peraltro previste come strumento di dialogo all’interno dell’accordo di revisione del Concordato del 1984, risponde così: “E’ molto semplice, il Parlamento è assolutamente sovrano, i parlamentari decidono in modo indipendente quello che vogliono o non vogliono votare. Il ddl Zan è già passato alla Camera ed è stato votato, frutto di discussione e dibattito nelle commissioni e in Aula, adesso è al Senato e quindi fa la procedura parlamentare normale. Noi come Parlamento non accettiamo ingerenze, il Parlamento è sovrano e tale rimane sempre”, conclude.